L’accomodazione

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L’accomodazione

Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo dell’oftalmologia approfondendo ulteriormente il discorso della presbiopia: oggi affronteremo il tema dell’accomodazione o processo accomodativo.

 

Accomodazione dell’occhio

Cosa si indica con questo termine così complesso? L’accomodazione rappresenta semplicemente la capacità del nostro occhio di mettere a fuoco gli oggetti a diverse distanze, grazie al cambiamento di curvatura del cristallino. Il cristallino a sua volta è comandato dal muscolo ciliare, che fa appiattire o distendere questa lente presente nel nostro occhio.

Ma proviamo a semplificare ulteriormente il concetto. Quando viene percepita un’immagine sfocata, il muscolo ciliare viene sollecitato ad attivare l’accomodazione: il cristallino modifica quindi la sua curvatura per mettere a fuoco l’immagine. Contemporaneamente si attiva anche il meccanismo di convergenza (che tratteremo nel prossimo articolo) e la miosi, ovvero il restringimento della pupilla per consentire la visione da vicino o in risposta ad uno stimolo luminoso molto intenso. L’accomodazione viene particolarmente sollecitata e impegnata quando dobbiamo guardare oggetti a breve distanza, quindi: mentre leggiamo, scriviamo, oppure quando utilizziamo computer o smartphone.

È quindi abbastanza impressionante constatare quante volte al giorno questo processo involontario venga messo in atto: si stima che una persona possa variare la visione da vicino a lontano e viceversa oltre 2000 volte al giorno.

Ma il processo di accomodazione mantiene sempre le stesse performance? Assolutamente no! Con il passare del tempo e l’avanzare dell’età, il cristallino diminuisce la sua elasticità ed il processo di accomodazione perde la sua efficacia. Ecco quindi che si va incontro alla presbiopia.

 

La valutazione delle abilità accomodative

C’è la possibilità di valutare le abilità accomodative di una persona attraverso alcuni test che l’optometrista può proporre.

Per fare un paio di esempi, un primo test dell’ampiezza accomodativa, cioè il massimo potere dell’accomodazione, è chiamato test push up: il soggetto deve prestare attenzione ad un testo di una determinata grandezza alla distanza di circa 40 cm, per poi avvicinarlo fino al punto un cui la visione appare sfocata.

Un secondo test consiste nel sottoporre la persona ad un esercizio di messa a fuoco: mentre il soggetto legge un testo da vicino, vengono messe davanti ai suoi occhi lenti positive e negative alternativamente. In questo modo è possibile valutare la capacità e la velocità dell’accomodazione.